Qualche riflessione sui diritti animali e l’incoerenza umana. Sono questi temi il filo conduttore del mio impegno di giornalista, che mi vede quotidianamente alle prese con situazioni assurde. Dove la contraddizione regna sovrana.
Penso alle pagine dedicate agli animali che tengo da anni sul quotidiano L’Arena, e a tutti quegli approfondimenti che mi vengono commissionati da altre riviste con cui collaboro. Decine di volontari mi chiedono aiuto per salvare cani e gatti, per trovare adozioni, per intervenire di fronte a maltrattamenti. Eppure, quelle stesse persone a pranzo mangiano carne.
Da una parte noto con piacere come il numero delle persone amanti degli animali sia in costante aumento. In linea con le statistiche, per cui una famiglia italiana su due vive con almeno un pet tra le mura di casa.
Dall’altra, però, non posso non notare un controsenso incredibile. Le stesse persone che accarezzano cani e gatti di casa si nutrono di derivati animali provenienti da allevamenti intensivi. Che somigliano, di fatto, a lager, fabbriche. Dove la vita è un numero, dove si decide senza tanti ripensamenti che in presenza di malattie si ricorre all’abbattimento. Dove gli antibiotici e gli ormoni sono più importanti del mangime stesso, in termini di quantità somministrata. Quelli non sono maltrattamenti? O solo un gatto e un cane soffrono? E i maiali mutilati, e i vitelli nutriti con latte in polvere, e i pulcini tritati vivi perché maschi, quelli non soffrono?
Le stesse persone, poi, visitano in compagnia del cagnolino luoghi infernali come le fiere, e penso alla recente Fieracavalli di Verona. Dove i cavalli sono bombardati di musica assordante, con gli occhi fuori dalle orbite, la bava alla bocca. E i ragazzini li montano con dimestichezza, tirando le redini e agitando frustini. Vivendo quell’animale come un mezzo di trasporto su cui dare sfoggio delle proprie abilità. E la pausa pranzo consiste in bistecche, costine, panini con mortadella, prosciutto, salsiccia.
Viviamo in un mondo pieno di contraddizioni che continuiamo ad alimentare senza sosta. Se è vero che i nostri animali di casa mangiano carne e derivati, e il consumatore cosciente si trova di fronte alla difficoltà di scegliere per i propri compagni di vita alimenti se non altro poco nocivi, magari spendendo qualche soldo in più e leggendo meglio le etichette e la provenienza di certi mangimi, è vero anche che per noi umani la scelta potrebbe essere molto più semplice. Lo insegnava Braccio di ferro, che il ferro è contenuto anche in altri alimenti che non siano carne. E oggi non ci sono scuse, con alternative vegetali ad alto contenuto di sostanze essenziali al nostro benessere.
La verità è che cambiare stile di vita richiede, all’inizio, un minimo sforzo. Ma forse farlo vale la pena, se esiste una coscienza e se la consapevolezza si insinua in noi. E ci sono mille modi per arrivare a cambiare, grazie a siti di informazione, iniziative pubbliche, proposte provenienti dai medici stessi, quelli aperti al cambiamento e non fermi al Medioevo.
Altrimenti andiamo avanti così, a consumare risorse, a sprecare cibo. Ricordiamoci che larga parte degli alimenti finiscono in discarica, e tra questi ci sono gli animali, trasformati in pezzi di carne, trattati come oggetti, buttati via senza rispetto. Trasportati sulle strade senza alcuna tutela. Non lamentiamoci, però, quando sarà troppo tardi. E di fatto è già troppo tardi.
Qualche riflessione sui diritti animali e l’incoerenza umana, che mi sento di fare come giornalista e divulgatrice. Perché percepisco che questo tema è urgente, ma continua a essere poco considerato. O forse, semplicemente, girarsi dall’altra parte è più comodo. Lo fanno anche le mamme, quelle che dicono di essere le uniche a conoscere il vero amore. Rubando ai figli altrui il cibo, il latte, e nutrendo i loro figli con carcasse di cuccioli morti tra sofferenze atroci.
La coscienza, quando esiste, regala grandi opportunità. Finche il mondo sarà pieno del dolore animali, non ci sarà pace nemmeno per gli umani.
Amanti dei cani e dei gatti, fate una riflessione.