Emozioni Oriente Occidente

Emozioni Oriente Occidente 44

I primi tre giorni di festival sono stati un concentrato pazzesco di emozioni, contenuti e stimoli.

Ogni anno, per me, Oriente Occidente è un appuntamento imperdibile. Perché amo Rovereto, questa piccola città a cui sono profondamente legata per la mia storia di vita e di lavoro. Perché la danza è il mondo che mi ha sempre accolto e accompagnato in ogni tappa della vita, perché qui ritrovo i sapori, i profumi, gli abbracci di cui ho bisogno.

In questa edizione si parla ancora una volta di Mediterranei, uno spazio plurale, da sempre teatro di fiorenti incontri da un lato e di violenti scontri dall’altro. Amo il coraggio di questo festival, che non si tira indietro di fronte ai grandi temi di attualità. E ancora una volta si rivolge all’Arte e agli artisti, alla loro capacità di abitare i confini, di proporre nuove visioni, di trovare nuove narrazioni.

Emozioni Oriente Occidente 44

L’apertura di quest’anno è stata un concentrato di bellezza e di energia: Amala Dianor ci ha incantato con Dub, lo spettacolo che unisce la danza di strada al teatro. Il mondo underground viene esplorato attraverso la performance di street dancer che si sono donati al pubblico del Teatro Zandonai con la loro spontaneità. Dalla strada al teatro, con un messaggio rivoluzionario: possiamo mantenere la nostra identità e al tempo stesso incontrarci, unirci, rimetterci in discussione. La danza urbana vive quotidianamente nei corpi di chi la pratica. Vive nella sfida verso sé stessi, nella ricerca di nuove abilità e virtuosismi, incanala la rabbia in pacifiche competizioni, cerca nuove soluzioni estetiche. Che bellezza vedere all’opera Awir Leon, un tempo danzatore con Dianor, oggi cantante, compositore e dj, i danzatori con le loro fisicità uniche e i loro linguaggi. E la scenografia progettata dall’artista visivo Grégoire Korganow, che rimanda alle finestre nei palazzi nelle periferie delle città in cui si scorge la quotidianità delle persone.

Stupendi Ashley Ho e Domenica Naue, giovani artisti che all’interno del progetto Asia-Europa Cultural Festival 2024 hanno presentato una performance intensa e struggente, Last Portrait. In scena la relazione tra la vita e la morte, l’accettazione della distanza, la rielaborazione del lutto, la memoria che si conserva attraverso le parole e la terra.

Una certezza Carlo Massari, col suo Strangers in the night. Ci ha offerto ironia e comicità, tragedia e commedia, realismo e sogno, in uno spettacolo che lo ha visto insieme a due danzatori straordinari, Jos Baker e Linus Jansner. Affrontando quella paura della trasformazione e della sconfitta che accompagna ogni impresa umana, piccola o grande che sia.

Freschezza e divertimento sono il dono dei trampolieri e dei musicisti itineranti del Teatro dei Venti. Don Chisciotte e Sancho Panza in sella ai loro destrieri hanno raccontato, per le vie della città, quanto la fragilità sia importante. Perché combattere implica anche cadere, per poi risollevarsi.

Duro, come un pugno nello stomaco, il talk che rientra nel percorso Linguaggi, un festival nel festival in cui si riflette su temi come identità, appartenenza, riconoscimento, rappresentazione, voglia di riscatto, nuove utopie.

Sono grata a Abdelfetah Mohamed, che ha raccontato cosa succede e cosa si prova a bordo delle navi che soccorrono nel mare donne e uomini sfuggiti a violenze e povertà. Oltre il mare, oltre alla parola ‘migrante’, si scoprono milioni di storie di individui, ognuno con la sua unicità. E si scopre quanto sia fuorviante il linguaggio dei media, impegnato spesso in narrazioni poco aderenti al vero.

Citando le parole del direttore artistico, Lanfranco Cis, “la  programmazione come sempre unisce etica ed estetica invitando a decolonizzare lo sguardo sul mondo. Teoria e pratica del dialogo si uniscono nello spazio del narrare. Crediamo che la cultura, la danza, l’arte e la musica possano offrire proprio il giusto spazio per avviare pratiche di ecologia ambientale e sociale per riuscire a fare pace con la Terra”.

Oriente Occidente mi aiuta sempre. Mi permette di riconnettermi con gli spazi esterni e con me stessa, è una fonte di ispirazione per la scrittura, per i percorsi che intendo proporre a breve. Dove le emozioni vengono osservate, vissute e affrontate con coraggio. Considero ogni anno questi giorni roveretani come una coccola necessaria e preziosa.

Emozioni Oriente Occidente 44. E non è ancora finita.

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Silvia Allegri
Silvia Allegri è giornalista, saggista e appassionata di animali. Organizza attività di approccio con gli animali, trekking someggiati e corsi di scrittura. Partecipa a seminari e conferenze. Per informazioni e contatti scrivi a silvia@silviaallegri.it
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