La nobiltà dell’attivismo.
Qualche sera fa stavo passando nel centro di Verona, per andare a una festa. Sopporto a fatica il caos di questo periodo, la frenesia, l’isteria della gente che sembra impazzita, ossessionata dai regali, dall’apparenza e dall’ostentazione. I miei occhi si sono fermati su un piccolo gruppo di ragazzi. Erano gli attivisti impegnati nel ‘cubo umano’: posizionandosi spalla contro spalla, reggono uno schermo su cui sono mostrate le immagini della sofferenza animale negli allevamenti intensivi e nei trasporti. Fabbriche dell’orrore dove milioni di esseri viventi subiscono torture inenarrabili, vengono maltrattati senza alcuna pietà, muoiono senza essere visti e senza avere mai visto la luce del sole.
Ho visto tante volte quelle immagini. Mi hanno segnato e cambiato per sempre. Di fronte a certe mostruosità ci si chiede quale sia il senso della vita. E ho osservato i volti dei passanti. Alcuni giovanissimi erano lì, impietriti. Qualcuno piange. La maggior parte della gente, invece, tira dritto, finge di non vedere, e magari si avvicina al ristorante o al bar dove mangerà pezzi di animali morti, dichiarandosi tuttavia amante degli animali.
Mi fanno male le ipocrisie e le contraddizioni, mi fa male ascoltare discorsi che credevo impossibili.
Il periodo delle feste amplifica questo dolore: mi sembra di avere davanti a me persone anestetizzate, inconsapevoli, catturate in esistenze scandite da stress e frustrazioni continue. Perché i divoratori di animali sono, mediamente, assai infelici.
Ringrazio, come sempre, i volontari. Essere attivisti è difficile, e da attivista lo so bene. Cercare di creare consapevolezza superando le barriere dell’ipocrisia è un’impresa da titani, in un mondo alla deriva.
Ma conosco quello slancio, quella forza di volontà che ti porta a combattere sempre, con tutte le forze. A volte si fa fatica, ma personalmente non potrei vivere senza impegnarmi. Soprattutto per i veri deboli, quelli che non hanno voce. E sono etichettati come esseri viventi di serie B. Possibile che non si capisca che senza gli altri viventi noi saremmo morti? E che la sofferenza degli animali si ripercuote su tutti noi?
Vivere rispettando gli altri è una gran cosa. Magari all’inizio costa fatica, mettere in discussione le proprie convinzioni e cambiare le proprie abitudini. Ma ne vale la pena. La nobiltà dell’attivismo è questa.
E comunque, l’umanità pagherà cara questa presunzione.