Povero maialino – il tramonto dell’ironia.
Ironia al capolinea
“Sto aspettando il mio hamburger. Sai, quello vegetariano non è il massimo. Mi sacrificherò”.
Questa frase l’ho letta su un messaggio che mi è stato inviato da un uomo. Un uomo apparentemente arguto, che conosce i miei valori e le mie battaglie. Forse credeva di guadagnare punti in simpatia. Invece si è rivelato anche poco furbo.
Questo ennesimo episodio parla di un fenomeno diffuso, ossia i maldestri tentativi di fare ironia. Su un tema, quello della sofferenza animale, su cui personalmente di ironia non ne ammetto. A sacrificarsi, nel caso dell’uomo di cui sopra, non è tanto l’uomo, quanto il vitello, o maiale, o pollo, massacrato in un lager per diventare carne per il suo hamburger. Ma forse l’uomo in questione non si vuole scomodare a guardare i filmati che raccontano cosa succede dietro certi muri.
La ricerca patetica di alibi e scuse
Alla battuta mal riuscita seguono poi tentativi patetici di rimediare: “Tu non sai niente di me, nella mia famiglia ho vissuto episodi di violenza”. Oppure: “Tu non sai quanto ho sofferto, mia mamma è morta due anni fa”. Mi chiedo sempre quale sia il nesso. Scatta un desiderio di fare a gara a chi ha vissuto le cose più dolorose. Ma perché mai? A dire la verità, poi, penso anche un’altra cosa. Se una persona è passata davvero attraverso la sofferenza e il dolore, a maggior ragione dovrebbe aver sviluppato una sensibilità particolare. Ma si ritorna sempre all’origine: si fanno classifiche. Tra il dolore di serie A, quello umano, e il dolore di serie B, quello animale. Tra gli animali, poi, si regala ampio spazio agli animali da compagnia. Considerando gli altri come semplice carne da macello. Insomma, chissenefrega se a morire è un maiale, sembrano dire, tra le righe, queste miserabili uscite.
Ho avuto la sfortuna di sentire tante altre battute: “Povero maialino”, ha sospirato un rozzo turista in ciabatte davanti ai miei occhi, qualche settimana fa, mentre si riempiva il piattato di fette di cadavere per colazione. Ma non mi stupisco, alla fine. Certa gente la guardi in faccia, e tutto diventa chiaro.
Chi mangia roba morta ha un’energia talmente bassa. Siamo, anche, ciò che mangiamo. E alzi la mano chi mi può dimostrare il contrario.
Povero maialino – il tramonto dell’ironia. Una prova, l’ennesima, di enorme ottusità. Mentre guido in autostrada e incrocio gli occhi chiari dei maiali, pieni di dolore e sofferenza, mi vergogno di essere umana. E penso a questi uomini miseri, che credono di conquistare le simpatie con battute pessime che rivelano la loro assenza di anima.