Quando la stampa strizza l’occhio agli aguzzini

Quando la stampa strizza l’occhio agli aguzzini.

Sono felice di leggere che il documentario d’inchiesta Food for profit (qui il link al sito dedicato) di Giulia Innocenzi sta riscuotendo un enorme successo. È un film duro, un pugno nello stomaco e uno schiaffo al cuore. Esistono voci fuori dal coro, come quella di Giulia e di altri colleghi che hanno scelto la via più difficile per fare giornalismo. Quella di mettere a nudo l’orrore degli allevamenti intensivi e dello sfruttamento animale, inimicandosi certe lobby potentissime.

Il giornalismo d’inchiesta è un lavoro meraviglioso. Chi lo fa, decide consapevolmente di andare a toccare tasti dolenti, e di stare male. Perché per documentarsi e raccontare serve attraversare la sofferenza e guardare in faccia cose che la maggior parte della gente non saprebbe reggere emotivamente.

La Pasqua e la Chiesa che.. fa la sorda

Faccio queste considerazioni all’indomani della Pasqua, la festa cristiana che personalmente mi fa male più di tutte. Avevo scritto, in occasione del Natale, anche al vescovo di Verona chiedendogli di poter parlare insieme dell’usanza indecente di consumare carne di agnello per queste ricorrenze (qui riporto la lettera). E sottolineo, provo dolore e pietà per ogni cucciolo che venga strappato alla madre, torturato e ucciso per poi finire nello stomaco di umani disumani e irresponsabili. Se penso ai pulcini maschi tritati vivi perché non possono fare uova, ai maialini castrati senza anestesia, ai vitelli rinchiusi in quella specie di bare con un anello al naso per non succhiare il latte materno. Facciamo davvero schifo. Avessimo usato l’ingegno costruire cose decorose invece di creare solo sofferenza e strumenti di tortura. L’agnello ovviamente sembra doppiamente vittima: l’animale più innocente, usato nell’iconografia come simbolo di purezza, timido e pauroso, viene massacrato per rappresentare la resurrezione. Uno nasce, e l’altro muore, insomma. Ma la reazione del vescovo è stata molto deludente: dopo un primo colloquio, non ho più avuto un suo riscontro. E mi rendo conto che certe tradizioni sono ‘sacre’, a detta di chi bazzica in certi ambienti. Insomma, per un vero cambiamento forse non serve scomodare eccellenze o eminenze varie. Meglio sarebbe invece consentire alla gente di vedere quello che succede dietro i muri dei macelli.

(A proposito di allevamenti e macelli, ho scelto questa foto per parlare di bugie. Lorena e la sua maiala sono la prova che una relazione empatica con un animale di solito percepito solo come ‘carne da macello’ è meravigliosa, gratificante e splendida)

Siamo sicuri che le notizie siano attendibili?

Ma arrivando al tema che affronto oggi, devo dire che resto allibita di fronte agli articoli e alle notizie che compaiono online facendo una ricerca sul consumo di agnello e di carne in generale. Un articolo dice addirittura che il consumo è diminuito perché ci sono meno pastori che fanno la transumanza, e che solo due italiani su dieci hanno rinunciato all’agnello nel piatto durante la festività pasquale. Nessuno racconta l’agonia degli agnelli trasportati su camion provenienti dall’Europa dell’est, e tutti a fare faville per ricette a base di neonati morti. Facendo altre ricerche correlate, poi, scopro che secondo alcuni colleghi c’è un’inversione di tendenza e molti sono tornati carnivori dopo un periodo vegano. Fanno a gara a chi stigmatizza meglio, invece di chiedersi perché certa gente preferisce la coerenza. Per non parlare poi dei giornalisti che si professano ‘esperti di cibo’, e lodano e osannano ricette a base di cuccioli di animali, fois gras, fino ad arrivare agli insetti, senza mettersi mai in discussione pur di strafogarsi.

Io li ho visti all’opera, tanti di questi esperti super quotati. Che a tavola durante i viaggi stampa raccontano con le lacrime agli occhi di quando hanno salvato il gattino o hanno visto il capriolino nel bosco, con la faccia che si apre in un tenero sorriso, mentre la loro bocca cola grasso animale.

Quanto conta essere compiacenti in certi ambienti? Cosa non si fa pur di mangiare gratis, mi verrebbe anche da chiedere?

La sensazione è che molte notizie siano poco chiare, se non false. Ovvio, di strada da fare ne abbiamo tanta e stando al parere degli esperti resta anche poco da vivere ormai su questo pianeta malato per cosa nostra. Però quello che vedo mi porta a pensare diversamente da quanto professano certi titoloni di giornali. Vedo ignoranti a bizzeffe, certo, ma noto anche giovani molto sensibili, pronti a mettere l’etica davanti alla pancia e alla gola. Ragazzi attivi, che fanno la loro parte o almeno ci provano, nonostante abbiano spesso dietro le loro spalle famiglie assenti.

Quando la stampa strizza l’occhio agli aguzzini e alle lobby, siamo al capolinea. Ecco perché è sempre importante vedere, conoscere, ascoltare diverse campane. E non fermarsi al primo titolo intriso di bugie, solo perché è più comodo.

 

Commenti
Silvia Allegri
Silvia Allegri è giornalista, saggista e appassionata di animali. Organizza attività di approccio con gli animali, trekking someggiati e corsi di scrittura. Partecipa a seminari e conferenze. Per informazioni e contatti scrivi a silvia@silviaallegri.it
Social
Newsletter

Iscrivendosi alla newsletter l'utente accetta di ricevere comunicazioni da parte dei gestori del sito silviaallegri.it nel rispetto della normativa vigente sul trattamento dei dati personali.