Wild e il dolore di una sconfitta

Wild e il dolore di una sconfitta. Va a lui, questa sera, il mio pensiero. A Wild, per qualcuno Wilde, per altri Pulce, o Nano. Il micio microscopico che più di un mese fa ho trovato in mezzo a un campo. Denutrito, gli occhi incrostati, catarro, pulci, piccole spighe conficcate nella sua pelle sottile di cucciolo.

Lo abbiamo pulito, gli abbiamo trovato un posticino nel rifugio Enpa di Verona, già intasato per la miriade di arrivi e abbandoni. Ma il cuore grande di tante belle persone ha permesso che si potesse ottenere una gabbietta, arricchita di ogni confort: la copertina, le ciotole, la lettiera, i giochi. Abbiamo trovato per lui una famiglia bellissima, dove sarebbe arrivato, una volta rimesso in sesto, per vivere in compagnia di altri due gattoni. Settimane di cure, visite, e poi le coccole, le fusa, i giochi insieme con le matite sul tavolo, prima di rimetterlo a riposarsi.

E invece, il crollo era dietro l’angolo. Non rispondeva più alle terapie, peggiorava invece di migliorare, respirava a fatica.

Ci ha lasciato poche ore fa, si è addormentato sotto lo sguardo attento di una veterinaria che ha deciso di non farlo restare da solo, al buio, in una clinica. Magari smettendo di respirare di notte senza avere qualcuno accanto a lui.

Ha ringraziato lei con le fusa fino alla fine. Ed era un grazie alla grande squadra di persone che si è presa cura di lui, dedicandogli pensieri, preghiere.

Perché un piccolo essere senza colpe deve essere condannato a una morte prematura? Perché siamo circondati di cose ingiuste, di violenza, di irresponsabilità? Ha una coscienza chi lo ha abbandonato e ha permesso un’ennesima gravidanza senza valutare le conseguenze?

C’è tanto dolore e senso di impotenza, adesso. Wild e il dolore di una sconfitta che non doveva esserci. Perché lui, come ognuno di noi, era una vita e non un numero. Ricorderò sempre le sue fusa, la morbidezza delle sue zampine. Non mi dimenticherò mai l’emozione di averlo incontrato in mezzo al nulla. Sembrava che aspettasse me, sembrava che avessi sentito che lui mi stava aspettando.

Resta, a consolarci, la certezza di averci provato. Di aver combattuto insieme, ognuno con i suoi mezzi, per questa piccola vita preziosa. Il nostro impegno è l’unica gratificazione. Chi ha un cuore e un’anima se ne ricorda, per fortuna. Sono felice di fare parte di questa squadra.

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Silvia Allegri
Silvia Allegri è giornalista, saggista e appassionata di animali. Organizza attività di approccio con gli animali, trekking someggiati e corsi di scrittura. Partecipa a seminari e conferenze. Per informazioni e contatti scrivi a silvia@silviaallegri.it
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