Lo scorso 2 agosto si è svolto un dibattito sul tema: Carcere, vicino ma sconosciuto, durante la festa del Pd a Quinzano. Al dibattito hanno partecipato, insieme a me, la garante dei detenuti del Carcere di Montorio Margherita Forestan, e Francesco Sollazzo, presidente dell’associazione la Fraternità, che opera all’interno del carcere. Partendo dalle iniziative della Provincia a favore dei detenuti e della polizia penitenziaria (una mozione presentata da me due anni fa, un’audizione in ottava commissione della garante e delle associazioni, e la visita dell’ottava commissione consiliare al carcere di Montorio la scorsa primavera), si sono affrontate le problematiche relative alla situazione delle carceri italiane: sovraffollamento, mancanza di servizi di prima necessità, aumento del numero di suicidi tra i detenuti ma anche tra il personale penitenziario.
Forse il problema più urgente resta quello di un’adeguata assisenza psicologica ai detenuti: lasciati in spazi ridottissimi per più di 20 ore al giorno, e senza un aiuto mirato, troppo spesso non sono in graod di rielaborare gli errori commessi, e vivono la permanenza in carcere senza la possibilità di iniziare un percorso di recupero e riabilitazione in vista del reinserimento nella società civile, una volta terminata la pena. La costituzione italiana considera il carecere come un luogo di rieducazione, ma se la situazione in Italia non cambia questo ambiente si trasforma in un vivaio del crimine.
I relatori hanno risposto alle domande dei presenti, lanciando anche un appello: la richiesta di beni di prima necessità da portare in carcere (spazzolini da denti, carta igienica, detersivo, palloni per giocare a calcio nelle ore di libertà), e la disponibilità a collaborare come volontari con le associazioni che operano all’interno del carcere di Montorio.