Chi si batte per i diritti di tutti gli esseri viventi, senza distinzione di specie, non ha vita facile di fronte al bombardamento di immagini e filmati terrificanti, che ci sbattono in faccia la sofferenza degli animali voluta dagli umani in nome del profitto. Si fatica ad accettare che questo orrore degli allevamenti intensivi sia legalizzato: sono centinaia di migliaia, nel mondo, le persone che lavorano in fabbriche di animali dove devono scartare pulcini maschi e tritarli vivi, castrare maiali senza anestesia, sgozzare pecore e capretti, caricare mucche agonizzanti sui camion della morte.
A quanto pare l’empatia è una dote rara, di fronte al vile denaro. Allora non ci resta che aggrapparci a quelle piccole storie di riscatto e di cambiamento, augurandoci che diventino contagiose, e sempre più frequenti. Come quella di un allevatore di maiali che ad un certo punto della sua vita ha scelto di cambiare rotta, e si è trasformato in un agricoltore. Cosa lo ha spinto a questa scelta? Lo sguardo dei suoi animali. Sì, perché siamo troppo spesso abituati a non guardarli in faccia, e i maiali, le galline, i conigli, le mucche ‘popolano’ il banco frigo sotto forma di pezzi di carne già lavorati, confezionati, e pronti per essere mangiati. E la colpa non è soltanto dei singoli, visto che per la legge italiana certi animali sono classificati come ‘da reddito’, e dunque questa orrenda etichetta diventa un marchio che crea una distanza inesorabile tra noi e loro, e tra loro e quelli che vengono invece definiti animali d’affezione o da compagnia.
Ma queste creature hanno degli occhi, provano delle emozioni, sanno legarsi ai propri simili e a altri animali, cercano relazioni, esattamente come noi. Sta in noi trovare il modo di metterci in relazione, osservandoli, e rispettandone le esigenze.
Basta uno sguardo, allora, per cambiare abitudini, e trovare uno stile di vita più rispettoso degli animali. Che sanno regalare enormi emozioni, quando sono vivi.