Ieri, 6 settembre, ho partecipato allo sciopero generale indetto dalla Cgil contro la manovra economica del governo Berlusconi, manifestando a Mestre. E’ stata un’esperienza coinvolgente, che ha visto un’enorme partecipazione di lavoratrici e lavoratori, studenti, sindacalisti (anche appartenenti a sindacati che non hanno aderito ufficialmente), pensionati, famiglie. Gli italiani sono scesi in piazza con rabbia, contro una manovra che taglia i servizi, la sanità, l’assistenza, la cultura, l’istruzione, e non garantisce la crescita di un paese che è già in ginocchio. E durante i comizi in varie città italiane non si sono fatte soltanto critiche alle decisioni del governo: il segretario Generale della Cgil Susanna Camusso ha presentato una “contromanovra”, fatta di proposte alternative e realistiche per risollevare l’economia dell’Italia, e sui palchi si sono alternati rappresentanti autorevoli del sindacato, politici, artisti e studenti. I cittadini non si sentono più rappresentati da un governo che difende i privilegi di pochi e che è investito giornalmente da scandali che mettono in dubbio la credibilità stessa del nostro paese.
Si è trattato per me della prima esperienza di partecipazione ad una manifestazione organizzata da un sindacato. Vi ho partecipato con orgoglio in qualità di cittadina, di lavoratrice precaria, e di amministratrice, insieme ad una delegazione del Partito Democratico di Verona.
La piazza ha il potere di entusiasmare le persone, di avvicinarle in nome di una causa comune, di favorire il dialogo e la voglia di far sentire la propria voce. E’ stato emozionante vedere sfilare partigiani accanto a studenti, lavoratori accanto a pensionati. La piazza inondata di persone, musica, striscioni e bandiere che sventolano è il simbolo di un’Italia che ha voglia di voltare pagina. E l’enorme partecipazione, anche di cittadini che di solito non prendono parte a queste manifestazioni, è il segno evidente che stiamo assistendo ad un grande risveglio della coscienza civile.